Messina (1908)
Io non la vidi mai, che d’essa noto
n’era il nome e non più. Nel mio pensiero,
quanto vedevo immaginando il vero,
è quello che distrusse il terremoto.
Vedea uno stretto da varcarsi a nuoto;
di cupe frondi un dondolio leggero:
col porto di vocianti uomini nero,
sotto un meriggio eternalmente immoto,
biancheggiar la città, vasta aranciera.
ora veggo macerie, onde la fiamma
esce, o un lungo sottil braccio di cera.
Vagano cani ritornati fiere:
mentre al bimbo che piange e chiede mamma
canta la ninna-nanna un bersagliere …
Io non la vidi mai, che d’essa noto
n’era il nome e non più. Nel mio pensiero,
quanto vedevo immaginando il vero,
è quello che distrusse il terremoto.
Vedea uno stretto da varcarsi a nuoto;
di cupe frondi un dondolio leggero:
col porto di vocianti uomini nero,
sotto un meriggio eternalmente immoto,
biancheggiar la città, vasta aranciera.
ora veggo macerie, onde la fiamma
esce, o un lungo sottil braccio di cera.
Vagano cani ritornati fiere:
mentre al bimbo che piange e chiede mamma
canta la ninna-nanna un bersagliere …
Bella e struggente...preghiamo per i bambini che in questo momento stanno soffrendo...
RispondiEliminaUn saluto!
Sicuramente. Ilpoeta grazie.
RispondiEliminaNon conoscevo questa poesia di Saba dedicata al terribile terremoto di Messina di 100 anni fa
RispondiEliminamolto bella e triste come possono essere i versi dedicati a queste tragedie.
Un saluto.
Com'è bella Stella cara: quell'immagine del bersagliere che canta la ninna nanna è meravigliosa e ad un tempo ti strazia il cuore.
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