FRONTE MARE
Siedo con l'anima in mano
fronte mare.
L'onda si riversa su questa inconsistenza un po' sgualcita
messa via di fretta per applicare attenzione alla quotidianità documentaria
alle porte degli uffici dove i commessi hanno faccia di scartoffie
ai fili di telefono che mi tengono annodata
a persone che senza avermi mai stretto la mano
tengono in pugno il mio cuore preoccupato.
fronte mare.
L'onda si riversa su questa inconsistenza un po' sgualcita
messa via di fretta per applicare attenzione alla quotidianità documentaria
alle porte degli uffici dove i commessi hanno faccia di scartoffie
ai fili di telefono che mi tengono annodata
a persone che senza avermi mai stretto la mano
tengono in pugno il mio cuore preoccupato.
Siedo, per un tempo infinito appoggiata ai pensieri che vanno e vengono
con un ritmo frenetico ed esasperante.
Siedo, e cerco nel corpo la via per placare la tempesta,
per adeguarla alla tranquilla intensità di questo mare autunnale
che insegue come se potesse riprendersela, la ragazza di vent'anni
che chissà come un giorno mi deve aver lasciato.
Siedo qui, come sulla poltroncina della psicologa, quando arrivo.
Il corpo un po' teso, da principio;
la morsa della mente sui suoi contenuti.
E provo a far esercitare al mare la stessa leggera pressione
che si sente nelle prime parole
di quando io e lei, sedute una di fronte l'altra...
"allora che mi racconti"...
Un po' ha funzionato.
Nessun vuoto di pensieri
nessuna esaltante scoperta.
Solo che quando mi sono levata dalla sabbia raffreddata di vento
con le orecchie intorpidite da quel susssurro costante di brezza e di sale
sembrava che il corpo almeno avesse di nuovo vent'anni.
Avesse nessuna frattura a metà strada fra la testa e i piedi.
Avesse un filo teso ed elastico fra sé e le altre parti di me.
Sto seguendo una via, per ritrovare la strada...
con un ritmo frenetico ed esasperante.
Siedo, e cerco nel corpo la via per placare la tempesta,
per adeguarla alla tranquilla intensità di questo mare autunnale
che insegue come se potesse riprendersela, la ragazza di vent'anni
che chissà come un giorno mi deve aver lasciato.
Siedo qui, come sulla poltroncina della psicologa, quando arrivo.
Il corpo un po' teso, da principio;
la morsa della mente sui suoi contenuti.
E provo a far esercitare al mare la stessa leggera pressione
che si sente nelle prime parole
di quando io e lei, sedute una di fronte l'altra...
"allora che mi racconti"...
Un po' ha funzionato.
Nessun vuoto di pensieri
nessuna esaltante scoperta.
Solo che quando mi sono levata dalla sabbia raffreddata di vento
con le orecchie intorpidite da quel susssurro costante di brezza e di sale
sembrava che il corpo almeno avesse di nuovo vent'anni.
Avesse nessuna frattura a metà strada fra la testa e i piedi.
Avesse un filo teso ed elastico fra sé e le altre parti di me.
Sto seguendo una via, per ritrovare la strada...
Mentre il giorno vive incurante la sua routine e i suoi gesti scontati, l'anima dell'autrice viene messa a nudo davanti al mare, che si presta ad ascoltare (come farebbe uno specialista), le preoccupazioni e i pensieri che salgono alla mente con il ritmo regolare delle onde.
RispondiEliminaE' proprio davanti al mare, che il proprio io si racconta senza inibizioni, fa pace con il resto del corpo e della mente.
Lo sciabordio della risacca ipnotizza e trasporta l'autrice a una dimensione precisa da cui partire per ritrovare se stessa, la dimensione dei 20 anni, di quando si sentiva felice.
E' da lì che riparte, per ritrovare la strada della rinascita, faticosamente e tristemente.
Una piccola via per ritrovare una strada, lì, davanti a un triste ed introspettivo mare autunnale.
bella poesia,velata di malinconia,un tornare al passato,x entrare nel futuro,complimenti Lila,buona serata Stella.
RispondiEliminaIl mare ... quando si è difronte alle sue onde, quest'immenso, sconfinato e maestoso "amico" mette a nudo la propria anima e pur nella melanconia delle immagini sfuocate della propria vita ci arriva una dolce essenza di purezza e libertà.
RispondiEliminaAmo molto stare a guardare il mare ...da sola e parlare con esso.
Ci si ritrova molto di se stessi, si analizza lucidamente la propria interiorità.
Si rivede il proprio passato sotto una luce più vera e si delineano le azioni future... almeno nelle intenzioni.
E' bellissimo questo rapporto con se stessi fronte mare ... una introspezione che annulla tutto il resto del mondo.
Complimenti a Lila ... una dolcissima composizione.
Mi ci sono ritrovata anch'io.
E in questa stagione autunnale...lontano dal frastuono di gente distratta ...il mare è davvero un incanto... che accarezza la nostra anima e si prende cura di noi.
Bravissima!
Ciao a Lila ed un bacio a Stella! :))
lindo seu blog...........Parabéns!
RispondiEliminaBeijos...Beijos
Ohh
RispondiEliminaIl mare lo preferisco d'inverno,sarà poco moderno ma assolutamente più vivibile.
RispondiEliminaIncrociamo le dita per il Poli,anche se in questo caso è davvero importante partecipare,tuutavia il premio è decisamente appetibile.
Ciao Stella,
&& S.I. &&
Beautiful words and fantastic post !! Thanks for sharing...Unseen Rajasthan
RispondiEliminaBaci a voi tutti.
RispondiEliminaHai ragione,non sono vignette da strappare un sorriso,purtroppo sono la cruda realtà per molti lavoratori e la stra grande maggioranza dei giovani,ne so qualcosa anche nel mio ambito famigliare.
RispondiEliminaCiao Stella,notte
&& S.I. &&
Buba ha descritto chiaramente il senso della poesia.Aggiungo che si percepisce una malinconia esistenziale che sembra accompagnare, come per molti,la vita, una volta "consumata" la primavera e l'estate.Ma è un fardello che ha preso l'uomo da subito dopo l'eccitante e breve esperienza nell'Eden, quindi, se non altro "mal comune...." :-)))
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